Ne avrete sentito parlare sicuramente, del Circolo d’Oro (o Golden Circle, come viene indicato nei materiali turistici di mezzo mondo); che siate appassionati d’Islanda, in procinto di organizzare il vostro viaggio o che, almeno una volta nella vita, vi siate trovati da queste parti, avendo già fatto la vostra scelta ed elaborato un giudizio preciso su questo “pacchetto” di attrazioni. Spesso mi arriva la domanda: “Nicolò, volevo chiederti: ma merita o non merita?”.
Rispondo sempre allo stesso modo, ovvero che, innanzitutto, messa così è una domanda mal posta. Ma ha una risposta, e pure precisa, alla quale voglio rispondervi. Ma prima di farlo, voglio spiegarvi cos’è.
Cos’è il Circolo d’Oro?
Per Circolo d’Oro s’intende una serie di attrazioni (principalmente 3, nella sua versione più classica e “mordi e fuggi”, ovvero Þingvellir, Geysir e Gullfoss) situate non distanti l’una dall’altra e collegate da una rete stradale che le rende facilmente raggiungibili. Tappe di un “percorso” già definito in partenza, facilitato e strutturato, e per di più per niente distante da Reykjavík: andata e ritorno, sono circa 240 km (3-3,5 h di auto). In una giornata è possibile quindi abbandonare la città per, in un colpo solo, “camminare fra le placche tettoniche”, assistere allo “spettacolo dei geyser” e vedere “una delle più belle cascate d’Islanda”.
L’assalto
Queste caratteristiche hanno fatto sì che, nel corso degli anni, queste attrazioni venissero sempre di più letteralmente prese d’assalto, complice il boom turistico e soprattutto lo sviluppo di un turismo del tutto inedito per l’Islanda, ovvero quello da fine settimana (o comunque pochi giorni): per la prima volta nella storia l’Islanda diventava la destinazione perfetta anche solo per un weekend e Reykjavík si trasformava, dal punto di vista turistico, in una capitale europea come molte altre (c’è stato un periodo in cui raggiungere l’Islanda in aereo, con voli diretti da Milano, costava meno di Berlino, Londra o Amsterdam, a fronte di un viaggio di solo un paio d’ore in più. Un ottimo affare per chi sognava questa terra da anni e anni). In 4-5 giorni il turista, facendo base nella capitale, voleva ovviamente visitare quante più attrazioni possibili. Essere in città ma sentirsi in Islanda. Ed eccolo lì, il Circolo d’Oro, da visitare comodamente in giornata e poi la sera tornare in città, magari partecipando a una comoda escursione, pure a buon mercato.
Non c’è stato giorno degli ultimi 10 anni in cui, in questi tre siti, non abbia trovato un numero considerevole di persone, di molto superiore a qualsiasi altra zona d’Islanda. In alta stagione, poi, c’erano giorni in cui si faceva fatica a districarsi nella folla e l’Islanda, agli occhi di chi la viveva per la prima volta, rischiava di apparire improvvisamente come una terra come molte altre al mondo e non come la regina delle destinazioni estreme, caratterizzata da attrazioni preparate per la sua fruizione: passerelle, negozi di souvenir, hotel, scalinate, infiniti parcheggi etc. Chi sceglie questa terra come meta vuole ovviamente provare sulla propria pelle la solitudine e la malinconia di cui solo la natura è capace, quando ti avvolge con il suo silenzio, i suoi spazi interminati, e ti lascia solo a dialogare con la tua anima.
Questa discrepanza – ma soprattutto la necessità di dotare questi luoghi, ma non solo questi anche se il Golden Circle ne è il simbolo de facto, dei giusti servizi – ha fatto molto discutere l’opinione pubblica islandese, divisa tra chi la voleva “pura” come una volta e gridava allo scandalo per l’impennata del turismo che avrebbe tradito l’anima vera dell’Islanda, chi dall’altra parte pur di sfruttare questo nuovo mercato avrebbe fatto patti con il diavolo (e poi effettivamente li ha fatti, come è accaduto nella capitale, con la rincorsa all’acquisto di appartamenti del centro con l’obiettivo di metterli in affitto, sfruttando il florido mercato turistico portando al risultato di una bolla immobiliare senza precedenti, la quale, da una parte, ha fatto lievitare i prezzi degli affitti alle stelle e dall’altra ha ridotto all’osso la disponibilità di appartamenti in affitto. A tale proposito è molto interessante la ricerca The ‘Airbnbfication’ of the Icelandic capital. Towards an assessment of the socio-spatial impacts of Airbnb in the Reykjavik capital area, di Anne-Cécile Mermet, pubblicata da Ferðamálastofa, l’ente del turismo islandese), e poi, infine, quelli che ritenevano il turismo una risorsa preziosa, sia per i turisti che per gli islandesi (i quali, anche grazie al turismo, sono riusciti ad uscire da quella che è stata definita la peggiore crisi di uno stato in epoca contemporanea) ma che il boom avrebbe dovuto e dovrà essere accompagnato da interventi in grado di non snaturarne l’anima e di risultare effettivamente sostenibile, in termini ambientali, culturali e sociali.
Ma al di là delle considerazioni sul turismo in Islanda, sulle quali occorrerebbe un impegno a parte che non certamente esauribile con un articolo (o una serie di articoli) di blog, torniamo al Circolo d’Oro, simbolo del turismo per eccellenza, e cominciamo con le belle notizie (così inizio a rispondere in parte alla domanda (la risposta definitiva la trovate alla fine dell’articolo): la prima è che esistono angoli infinitamente più solitari su quest’isola, su questo non vi è dubbio; la seconda bella notizia è: siamo sicuri che il Circolo d’Oro sia meramente un’occasione per “camminare fra le placche tettoniche”, assistere allo “spettacolo dei geyser” e vedere “una delle più belle cascate d’Islanda”? La risposta è no. E vi spiego perché.
Ma che cos’è davvero il Circolo d’Oro?
Þingvellir
Qui puoi camminare fra le placche tettoniche, fra l’Eurasia e l’America, in mezzo alle due placche…
Ecco, comincio col dire che non è proprio così. Ma è molto ma molto di più: l’Islanda a livello geologico è il risultato dell’affioramento di una parte di una lunghissima catena vulcanica, la cosiddetta dorsale medio-atlantica, la quale per circa 10.000 km divide il mondo in due, il continente africano da quello americano e quello eurasiatico da quello americano. La più lunga catena montuosa della Terra però non è praticamente visibile, in quanto si trova quasi interamente al di sotto della superficie marina, se non con rarissime eccezioni: una di queste è proprio l’Islanda, dove è emersa in superficie. La ragione per cui qui la terra – che dovrebbe teoricamente trovarsi sommersa dalle acque dell’oceano – emerge, è che l’Islanda è collocata proprio sopra di un punto caldo (hot spot, in inglese), ovvero tra le placche tettoniche – quella eurasiatica e quella americana – e non semplicemente ai confini di una di esse. E in questo punto l’attività vulcanica è particolarmente prolifica. L’Islanda è, indicativamente da sud-ovest a nord-est, tagliata in due dalla dorsale, e se si da un’occhiata alla mappa dei sistemi vulcanici islandesi, ad esempio segnandoli su una mappa, si percepisce a occhio il percorso lungo il quale corre questa “cesura”, tagliando in due il territorio. Ovvero delle due placche tettoniche di cui è formata l’isola. Proprio a Þingvellir è possibile godere di tutto ciò e, addirittura, camminare tra le fratture di una delle due placche (come ad esempio lungo Almannagjá). La piana occupata dal lago Þingvallavatn occupa il territorio che effettivamente divide le due placche tettoniche, quindi l’Europa dall’America del Nord.
Þingvellir tuttavia non è solo questo, anche se tutto ciò sarebbe già sufficiente a giustificare il riconoscimento di questo Parco Nazionale – istituito nel 1930 – come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO, avvenuto nel 2004. Þingvellir è anche il sito storico più importante d’Islanda, essendo il luogo in cui i coloni norreni, una manciata di anni dopo essersi stabiliti in Islanda, nel 930, fondarono l’Alþing, la più antica assemblea parlamentare della storia del mondo. Il Parco Nazionale fu istituito per celebrare i mille anni della sua fondazione. Qui si riunivano fino al XIX secolo, quando la sede del parlamento fu traferita nella capitale, dove è ancora oggi. Un connubio, quello fra natura, storia e cultura che qui è evidente come non mai: passeggiando lungo la gola di Almannagjá è possibile visitare la “roccia della legge”, dove il Lögsögumaður (l’oratore della legge) presiedeva l’assemblea; i resti degli accampamenti dove i partecipanti all’assemblea – che era anzitutto un evento dal carattere celebrativo e si teneva una volta l’anno d’estate – campeggiavano; la “pozza dell’annegamento” (Drekkingarhylur), dove venivano eseguite le condanne a morte (per annegamento), principalmente di donne colpevoli di adulterio e infanticidio e molto altro.
…Ecco, molto ma molto di più che un luogo in cui puoi “camminare tra le placche”.
Geysir
Qui puoi assistere allo spettacolo dei geyser….
Cominciamo col dire che Geysir si trova all’interno dell’area geotermale di Haukadalur, una delle aree geotermali più importanti d’Islanda, in cui – oltre ai geyser di Strokkur e Geysir, i due più famosi – è possibile vedere fumarole, pozze di fango ribollenti e molte sorgenti dalle quali sgorga acqua geotermale. Anche se l’attrazione principale rimane Strokkur, il geyser attivo che ogni 5 minuti circa mostra tutto la sua meraviglia con un getto che può arrivare fino ai 20 metri di altezza, prendendosi del tempo è possibile visitare altre attrazioni naturalistiche dell’area, oltre al vicino Geysir, il quale da il nome all’intero sito ma che da qualche anno non da più segnali di vita (anche per colpa dell’uomo…), inoltrandosi nei numerosi sentieri del parco geotermale che costellano la valle. Inoltre Geysir non è un geyser come tutti gli altri: è considerato il geyser che ha dato il nome a tutti gli altri del mondo (geyser appunto da Geysir, dall’islandese gjósa, ovvero “eruttare”)!
…Ecco, non solo Strokkur e Geysir ma un intero parco geotermale. E poi non un geyser come tanti altri, ma il più importante al mondo! Per assistere a uno spettacolo del genere sappiate che l’unica alternativa, con la quale Geysir se la gioca per spettacolarità, sarebbe optare per quelli all’interno del Parco Nazionale di Yellowstone, negli Stati Uniti d’America.
Gullfoss
Qui puoi vedere una delle più belle cascate d’Islanda
Comincio col dire che Gullfoss, la cascata d’oro, non è soltanto questo. Certamente si tratta di una delle meraviglie della natura islandese: come si potrebbe dire il contrario, di fronte alla maestosità e alla bellezza di questo doppio balzo delle purissime acque del fiume Hvítá, continuità creatrice del vicino ghiacciaio Langjökull, che prima di finire nello stretto canyon fatto di pareti alte 70 metri, compie un altro balzo di ben 32 metri, portando nella stagione di piena del fiume fino a 130 metri cubi di acqua al secondo, una forza in grado di riempire – per dare un’idea delle dimensioni – un palazzo di 3 piani in meno di 2 secondi. Ma Gullfoss è soprattutto un simbolo, il simbolo dell’Islanda che sceglie il coraggio e l’amore per la natura, il simbolo dell’Islanda ambientalista: fu qui che all’inizio del XX secolo una giovane contadina, Sigríður Tómasdóttir della fattoria di Brattholt, si oppose con tutte le sue forze alla creazione di una diga per alimentare una centrale idroelettrica la quale avrebbe spazzato via tutta la meraviglia di Gullfoss. Minacciò persino di buttarsi nella cascata, qualora le autorità non l’avessero ascoltata, e più di una volta compì gesta eroiche dal potente valore simbolico, come raggiungere la capitale a piedi, scalza, per sensibilizzare l’opinione pubblica. La diga non si costruì mai, nonostante Sigríður non riuscì a vincere legalmente la battaglia, per via del fallimento della società inglese titolare del progetto.
Una piccola statua ricorda il coraggio di questa donna e di questo popolo, da sempre attento a tematiche ambientaliste, per nulla risolte (a tale proposito consiglio il meraviglioso documentario Draumalandið – un provocatorio “terra dei sogni” – dello scrittore e attivista per l’ambiente Andri Snær Magnason, sulla delicata, contraddittoria ed estremamente attuale questione che coinvolge i temi dell’approvvigionamento energetico, rispetto dell’ambiente, classi dirigenziali e politiche per nulla lungimiranti e fondazione di alluminierie, molto sentita in Islanda.
…Ecco, quindi non una delle tantissime belle cascate che l’Islanda ha da offrire, ma innanzitutto una delle più potenti e scenografiche, ma soprattutto un luogo simbolo, un’occasione, per capire il coraggio di questa gente e alcune tematiche per nulla risolte che ancora oggi interrogano gli islandesi su alcuni dilemmi, dei cleavages per dirla alla Rokkan, che caratterizzano la società islandese contemporanea.
“Nicolò, una domanda: ma il Circolo d’Oro merita?”
Eccoci alla domanda iniziale, dalla quale è nata l’idea per questo articolo. In parte ho già risposto, ma lo faccio con più chiarezza per dissipare ogni dubbio: assolutamente sì. Non ho mai misurato la bellezza di un luogo in base al numero di visitatori interessati in quella destinazione. Sono di Milano e ogni volta che per qualsiasi ragione raggiungo in metropolitana Piazza del Duomo, simbolo dei simboli certamente, ma anzitutto meraviglia delle meraviglie, esco nella piazza prendendo le scale che danno sull’entrata della chiesa. Mi emoziono ogni volta e non mi interessa che ci sia altra gente emozionata come me, attorno. Anzi, devo ammettere che provo anche un certo piacere quando vedo persone che godono di quella bellezza, esattamente come sto facendo io. Mi rende fiero della mia città. Mi ricorda quando ancora non era del tutto zona pedonale e mio papà mi portava a mangiare i panzerotti più buoni della città. E poi, se volessi questa bellezza tutta per me, so che potrei goderne: sarebbe sufficiente, ad esempio, venirci la sera, o al mattino presto, evitando qualsiasi ressa.
Ecco, al Circolo d’Oro è la stessa cosa. Il primo consiglio che vi do, dopo avervi consigliato di non saltarlo, è quello di venirci al mattino presto o, a seconda dell’itinerario, della stagione, delle ore di luce, a ridosso del tramonto (d’estate potrete sfruttare la luce e venirci persino dopo cena), evitando l’eventuale ressa. Un conto è chiaramente è godersi questi luoghi in quasi solitaria e altro conto è doversi strattonare per ottenere un posto intorno a Strokkur, per assistere allo spettacolo del geyser, o fare fatica a trovare parcheggio a Gullfoss. Inutile ammettere che ci sia una differenza abissale nel valore dell’esperienza. Ma con questo accorgimento, potrete godervi tutta questa meraviglia che, ecco, è fondamentale ribadirlo, è tutt’altro che un luna park. I luna park, per definizione, sono architetture fittizie, create ad hoc per attirare persone interessate a divertirsi. I luna park scimmiottano le attrazioni vere, riproducono scenari e immaginari lontani. Non è assolutamente il caso di questi luoghi.
Come si può intendere o definire luna park un percorso che contiene il sito storico più importante d’Islanda, una delle meraviglie naturalistiche per cui l’Islanda è conosciuta (non solo a livello turistico, ma anche e soprattutto geologico) in tutto il mondo e una meravigliosa cascata che contiene una storia così importante per capire la società islandese?
Il Circolo d’Oro, inoltre, non esiste, è una costruzione lessicale, un termine turistico, una definizione che non rende affatto onore a ciò che, da queste parti, è possibile vedere. Ed io che amo questa terra, andare oltre le definizioni e gli appellativi, mi sembra un gesto minimo per mostrarle amore e rispetto e darvi l’opportunità di visitare l’Islanda autentica e meravigliosa, che poi è il mio obiettivo!
Ps. Sappiate che l’area del Circolo d’Oro contiene alcune perle nascoste, alcune delle quali veramente imperdibili. E chi lo ha detto che è solo Þingvellir, Geysir e Gullfoss? Nella mia guida ho dedicato un intero capitolo, chiamato Perle nascoste lungo il Circolo d’Oro, con tutte le attrazioni nascoste e meno conosciute (crateri vulcanici, spa e piscine geotermali, altre cascate etc etc) che potrete visitare durante la vostra giornata dedicata al Circolo d’Oro, per mostrarvi i lati più autentici e meravigliosi di questo angolo d’Islanda.