Ieri sera, venerdì 19 marzo 2021, è accaduto qualcosa di incredibile: l‘eruzione nella Penisola di Reykjanes. Dopo le 50.000 scosse delle scorse settimane ben percepite nella capitale, la maggior parte delle quali tra i livelli 3 e 6 di Magnitudo, c’è stata la tanto attesa eruzione. Ovviamente non è affatto raro che si verifichi un’eruzione in Islanda (in media accade una volta ogni 5 anni), ma il fatto incredibile è che nella Penisola di Reykjanes – a due passi dalla Reykjavík e sede dell’aeroporto internazionale – non accadeva dal 1240 d.C.
Tutto quello che c’è da sapere su questa eruzione.
dove
L’eruzione è avvenuta nella valle di Geldingadalur, non distante dal monte Fagradalsfjall, a nord-est di Grindavík, tra la Blue Lagoon e l’area geotermica di Krýsuvík. L’aeroporto internazionale di Keflavík e la capitale sono rispettivamente a 30 e 60 km.
una “tourist eruption”
Gli islandesi definiscono questo tipo di eruzioni “tourist eruption”, per indicare il basso grado di rischio, sia per la popolazione che per l’ambiente. La situazione era perennemente sotto controllo, i vulcanologi monitoravano da settimane la situazione e avevano previsto tutto nel dettaglio.
Quali rischi?
L’unico problema per la salute è rappresentato dall’emissione nell’aria di anidride solforosa (SO₂) e ceneri che il vento potrebbe portare dall’area dell’eruzione ai centri abitati. Per questo motivo ai cittadini dell’area è stato semplicemente chiesto, in via precauzionale, di chiudere le finestre.
Il sito Belgingur aiuta a prevedere la motilità di queste sostanze sul territorio nazionale.
le eruzioni, quelle vere
E non parlo soltanto dell’eruzione subglaciale dell’Eyjafjallajökull, nel 2010, tra le più famose eruzioni vulcaniche al mondo. Gli islandesi storicamente sono abituati a eruzioni di portata ben più grande e disastrosa. Come, ad esempio, l’eruzione del 1783 dei Crateri del Laki, che provocò un’emissione nell’aria di 120 milioni di tonnellate di diossido di zolfo, 8 milioni di acido solforico e continuò per mesi con fontane di lava alte fino a un chilometro; queste eruzioni causarono la morte di un quarto della popolazione, sterminarono quasi interamente il bestiame e furono la causa di una pesante carestia che durò anni, non solo in Islanda, ma in tutto il continente europeo. Sì quella di ieri a confronto, per il momento, è una “tourist eruption”.
eruzione effusiva
Dimenticate i coni vulcanici dai quali spruzza lava: la maggior parte delle eruzioni in Islanda – e anche quella di ieri – sono di tipo effusivo, vale a dire che avvengono attraverso l’apertura di una o più fessure nel terreno, come squarci, dai quali fuoriesce lava.
Le prime immagini aeree dell’eruzione:
orgoglio italiano
Un piccolo particolare che lega l’Italia all’Islanda (e che ci rende particolarmente orgogliosi): Sara Barsotti è colei che guida il team che studia i rischi da eruzione per l’Ente Meteorologico Islandese.
Qui il team all’opera, proprio durante l’eruzione:
Foto di copertina: Veðurstofa Íslands.