Preparate la coperta e mettetevi comodi. Se necessario organizzatevi con beveraggio e cibo per le prossime 12 ore, che sia a portata di mano, perché difficilmente abbandonerete la postazione. Nordic-crime unito alle ambientazioni islandesi: un mix perfetto per chi è in cerca di serie tv islandesi. Enigmatici casi da risolvere, villaggi di pescatori intrappolati nella bufera, orfanotrofi che in realtà sono case dell’orrore e una storia vera che distruggerà l’immagine dell’Islanda come terra perfetta… Ce n’è per tutti i gusti.
4. Il caso ⭐⭐
Gabríela (Steinunn Ólína Þorsteinsdóttir) è una poliziotta che sente il peso dell’esistenza. Lesbica non dichiarata, vive di contraddizioni: è tenace e disillusa, tenera e arcigna, allo stesso tempo. La storia parte con il ritrovamento del cadavere di un’adolescente, una giovane ballerina di 14 anni trovata senza vita all’interno del Þjóðleikhúsið, il Teatro Nazionale di Reykjavík. Per risolvere il caso entrerà in scena Logi, un avvocato fallito, devastato dall’alcool e malato di sesso, ma desideroso ritrovare il riscatto sociale. Le interpretazioni sono al di sotto delle altre serie, gli intrecci a tratti risultano scontati ma di contro la complessità dei personaggi, e i colpi di scena, la rendono piacevole.
3. I delitti di Valhalla ⭐⭐⭐
Tra le serie tv islandese, annoveriamo la prima produzione islandese per Netflix. Valhalla murders è uscita per il pubblico italiano nel 2019. Il Valhalla non è quello dello della mitologia norrena, descritto nelle strofe dei poemi Grímnismál e Völsungakviða dell’Edda poetica, ma un orfanotrofio fuori città che da molti anni ha chiuso i battenti, ma che ha lasciato segni indelebili nell’anima e nella memoria di chi ci è passato. E’ un giorno come tanti in Islanda, quando un brutale omicidio consumato al porto costringe la polizia a occuparsi con tutte le forze del caso. L’ispettrice Kata (la bravissima Nína Dogg Filippusdóttir) non basta e viene richiamato dalla Norvegia Arnar, un detective che da molto tempo aveva abbandonato l’Islanda, ad affiancarla…
2. Trapped ⭐⭐⭐⭐
Scritta e ideata dal gigante della cinematografia contemporanea Baltasar Kormàkur, già autore di pellicole imperdibili che trovi in questo articolo, in cui parlo dei 5 film per capire la società islandese, è la serie ambientata in Islanda che ha riscosso più successo negli ultimi anni. Osannata dal The Guardian, che l’ha definita il “successo inaspettato dell’anno” (2018), è stata girata quasi interamente a Siglufjörður, villaggio di pescatori del nord, e Seyðisfjörður, nei Fiordi dell’Est. C’è un cadavere mutilato, una piccola comunità sconvolta, dei poliziotti visionari ma con problemi familiari (tra cui l’ottimo Ólafur Darri Ólafsson, ormai star del cinema mondiale), un sospettato ritrovato senza vita e una tormenta che costringe gli abitanti a rimanere intrappolati… Tutti ingredienti perfetti per una serie della quale appassionarsi.
1. Out of the thin air ⭐⭐⭐⭐⭐
Questa volta si esce dalla narrazione tipicamente nordic-noir e dalla categoria dei thriller e si approda in un docu-film che ha il potere di spiazzare, di fare arrabbiare, di mostrare i lati più oscuri del sistema islandese e tutta la fragilità di questa terra, giovane e fanciulla dal punto di vista istituzionale, giuridico e politico. Out of the thin air è ufficialmente un documentario, ma in realtà è un pugno allo stomaco. Parla di una serie di ingiustizie, di angherie, subite da sei ragazzi, accusati di aver compiuto il doppio omicidio di Guðmundur e Geirfinnur, in circostanze del tutto sospette. Stigmatizzati sin da subito, rei confessi dopo infiniti interrogatori condotti con modalità che sfociano nella tortura, condannati e incarcerati, dopo 45 anni c’è il colpo di scena: la Corte Suprema ne assolve 5 e l’opinione pubblica ritorna su quei fatti di cronaca nera che scandalizzarono il Paese e che oggi imbarazzano gli islandesi.
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